la moda italiana nel dopo guerra

.Negli anni del miracolo economico italiano nasce e si sviluppa la moda italiana: agli abiti di alta moda le sartorie affiancano il prêt-à-porter, proponendosi sui mercati internazionali e portando, in collaborazione con l'industria, all'affermazione del made in Italy.  Numerosi stilisti, tra cui Emilio Schuberth, portano l'Italia ai vertici mondiali per i suoi prodotti mentre Milano e Roma sono annoverate tra le capitali della moda.

Emilio Schuberth, il grande couturier amato dalle dive internazionali (per questo fu definito il "sarto delle dive"), vestì la principessa Soraya, Rita Hayworth, Ingrid Bergman, Bette Davis, Brigitte Bardot, Sofia Loren, Gina Lollobrigida e Anna Magnani. In questo periodo, grazie ai divi del cinema, soprattutto americani, i quali nel secondo dopoguerra davano vita al fenomeno della "Holliwood sul Tevere", venivano per sempre consacrate le nostre sartorie a livello internazionale. La galleria fotografica, che verrà al più presto ampliata, è composta da varie sfilate di moda realizzate negli anni '50, immortalate dall'instancabile e onnipresente Carlo Riccardi.

IL PRET A PORTER

Il prêt-à-porter rappresenta il passaggio dalla sartoria artigianale e dal vestito su misura alla industrializzazione del tessile con la standardizzazione delle taglie che permette la produzione in serie degli abiti. Oggi la maggior parte delle case di moda si dedica alla sola produzione di modelli prêt-à-porter, l'alta moda rimane solo come vetrina delle capacità tecniche e creative della casa.



La realizzazione del prêt-à-porter ha comportato anche un completo cambiamento nella ingegnerizzazione del prodotto; i modelli vengono studiati in modo da permettere la suddivisione del lavoro tra i diversi addetti. L'ottimizzazione non riguarda solo il tempo necessario perché la pezza di tessuto diventi un capo finito, ma anche quello di ridurre, a parità di qualità, i minuti operativi degli operai richiesti per confezionare il capo. Da qui deriva la tendenza ad utilizzare grandi unità produttive, alcune con centinaia di dipendenti, dotate di impianti di taglio automatico e ampi magazzini.

In Italia si affermò anche il concetto opposto: piccole strutture basate sulla terziarizzazione delle singole fasi produttive, con l'intento di riuscire a soddisfare in breve tempo le esigenze del mercato e il vantaggio di ridurre al minimo i rischi di invenduto; tale struttura venne denominata "Pronto moda".


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